L’altra faccia della nuova musica italiana i 15 dischi

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nuova musica italiana

La nuova musica italiana è sempre vecchia, frase che di per se è un ossimoro, o c’è qualcosa di innovativo, creativo, fuori dagli schemi in un mercato saturato dai super cliccati delle piattaforme?

Leggendo la maggior parte dei media e delle classifiche, ci si fa un idea quantomeno distorta della musica italiana; difatti, dopo aver trangugiato tonnellate di canzoni siringate da algoritmi, si pensa che la musica italiana oggi, sia solo trap in tutte le sue varie e sgangherate declinazioni.

Certo, se fossimo tutti sotto acido, o se avessimo un missile in testa, saremmo sicuramente disposti a credere che anche le/gli Elettra Lamborghini e soci, siano quanto di meglio possa offrire il mercato.

Da che mondo è mondo, quasi sempre ma non è dogmatico, la musica di facile fruizione arriva ad un pubblico distratto come un vero e proprio fiume in piena, è il suo compito, è il suo obbiettivo. Ma la popular music italiana, non ha nemmeno un glossario minimale, ha solo uno straccio di format perfettamente sperimentato per chi ha poca attenzione nell’approfondire il tema in questione, ed è interesse generale che il pubblico resti come un morto a galla in una giornata di bonaccia.

Gaube Kulbars
Gaube, Gregorio Migliaccio

Se poi la canzone, diventa una canzonetta fatta con gli stessi perpetui, monotoni tre quattro accordi, allora abbiamo il farmaco dopante perfetto, dove anche la più sbracata vanagloriosa partitura musicale, assume la forma fittizia di canzone nuova, dove per nuova non si intende “nuova canzone”, ma solo di una ennesima ripetizione malandata che forma un enorme loop ipnotico.

Questa banale ma efficace formula, tende ad anestetizzare diventando una formidabile scimitarra che falcia tutto ciò che di diverso incontra, non solo, chi oggi gestisce il mercato tende a compiacere chi scimmiotta le forme più commerciali della musica leggera, beh, d’altronde si chiama “leggera” proprio perché viene subita in maniera immediata da tutti, perché se diecimila canzoni sono scritte tutte con quei precisi 4 accordi, è evidente che piacciono proprio perché sono simili alle precedenti, e alle precedenti, e alle precedenti, quindi non dobbiamo fare nessuno sforzo acustico o mentale, perché è già tatuata nelle nostre orecchie,

….e se piace a tutti, beh vuol dire che è bella, quindi io so che è bella perché di canzoni così ne conosco tantissime, d’altronde se la ascoltano in tanti vuol dire che è la cosa giusta da ascoltare….

In altri termini, non è altro che una furbesca rappresentazione dell’effetto Dunning-Kruger.

Gli alGot (foto da Bandcamp)

Oggi nessuno ha voglia di cercare, oramai la curiosità è solo un orpello inutile buono per qualche scemo del villaggio, e la domanda è:

Perché dovrei faticare? perché dovrei perdere tempo a cercare nuova musica italiana se invece mi viene offerta pronta all’uso, e senza neanche fare il minimo sforzo?

La magia è tutta qui, non serve altro, quattro accordi ed il gioco è fatto; eppure “Whole Lotta Love” dei Led Zeppelin è un brano che gira su un unico accordo, idem per “Get Up, Stand Up” di Bob Marley, o “Something in the Way” dei Nirvana, “Tomorrow Never Knows” dei The Beatles, persino “The National Anthem” dei Radiohead, ma la lista sarebbe davvero molto lunga.

Ma allora, quale sarebbe la differenza tra i quattro accordi ripetuti all’infinito, e i brani scritti con un solo accordo? Lascio volentieri la risposta a chi legge, nel frattempo mi affretto a segnalarvi alcuni dischi di artisti italiani che forse, e dico forse, non tutti conoscono, o meglio, che non fanno parte di quell’enorme carrozzone che macina milioni di click sulle piattaforme.

La musica leggera italiana, la trap ecc.. è brutta? la risposta è no, perché e per fortuna, ognuno ha i propri di gusti, poi c’è chi ha voglia di approfondire, chi è curioso e chi ha voglia di cercare.

Nuova musica italiana ecco 15 dischi

Va precisato che questi sono solo una parte infinitesimale del mare di musica “alternativa italiana” che circola e che viene pubblicata quotidianamente; se ne sente parlare poco? in verità non è così, c’è tantissima gente che ha piacere di uscire dal grigiore e dalla monotonia, tanta gente va ai concerti di questi artisti ad esempio, che compra la loro musica e che la ascolta.

Non avranno milioni di click (cosa che auguro a tutti ovviamente), non avranno tutta quella visibilità, sono però musicisti che hanno deciso di intraprendere un percorso musicale diverso, non dico migliore dal resto della musica leggera, ma alternativo ad esso, artisti che hanno una visione diversa e che cercano di metterla in pratica attraverso le loro produzioni.

Meglio o peggio, bello e brutto, sono solo punti di vista, quasi sempre.

Prince Faster.

Bud Spencer Blues Explosion – Next Big Niente

Il primo dei 15 dischi di nuova musica italiana è un album appena uscito, e BSBE tra tutti gli artisti qui elencati, sono forse i più vecchi, insomma, potrebbero essere i “nonnetti della lista”.

Il disco è assurdo, nichilista, uno dei dischi italiani più “ossuti” che abbia ascoltato; con “Next Big Niente” probabilmente non diventeranno mai ricchi (cosa che gli auguro di tutto cuore), ma sicuramente BSBE con questo disco hanno tracciato un nuovo percorso che, per certi aspetti, ha ridefinito uno stile di musica italiana.

GAUBE – Kulbars

Di questo disco ho ampiamente parlato in questa recensione.

Birthh – Moonlanded

Alice Bisi scrive un disco delicato, “storto” e fuori dalle regole, un album che le consente di raccontare un altro modo di fare musica.

Selflore – l’immagine che ho di me

Shoegaze e hardcore da Milano, semplice, schiacciante e diretto.

Drift Lab – Moonlight

Jazz dalle venature prog, e quella punta di elettronica che non guasta.

I Drift Lab sono bravissimi e sono capitanati dall’ottimo Matteo Mancuso alla chitarra, Manuele Montesanti – Piano & tastiere, Federico Malaman – basso, Daniele Chiantese – Batteria.

Daniela Pes – Spira

E’ la Sardegna che incontra la musica sperimentale; no, non canta a “Tenores”, Daniela Pes però è gallurese, canta e sviluppa la sua esperienza in un contesto di apparente calma intrisa di timbriche dai colori minimali, i brani sono un astratto sortilegio divinatorio.

Nautha – Metempsychosis

Niente di strano, i Nautha viaggiano su una astronave psichedelic-prog dai contorni post rock; un trio che va ben oltre le facili definizioni di stile.

Il trio:

Antonio Montellanico – voce, basso e chitarra

Pierpaolo Cianca – chitarra

Giorgio Pinnen – batteria

Palmer Generator – Ventre

Se gli Slint, o perché no i Faust, ascoltassero i sedici minuti di “Ventre p.3” applaudirebbero!

Marchigiani e parenti stretti, difatti a suonare sono: padre, figlio e….zio, lo fanno sin dal 2010 e hanno pubblicato 4 album.
Ne abbiamo parlato ampiamente >QUI<

Panda Clan

Al momento hanno pubblicato sei singoli ed un E.P., tutti virati su un progetto sociale vicino al pensiero “Chomskyano”. Testi politicamente diretti come proiettili, mentre il mondo musicale varia molto, dalle timbriche proto rap alla musica elettronica. Nessuno sa chi siano i componenti della band.

Neraneve – neraneve ep

Dal frusinate un altro trio di nuova musica italiana, i cinque brani appena pubblicati (10 novembre 2023) sono intrisi di suoni shoegaze/dream; molto chiara è la loro voglia di decollare verso la stratosfera musicale, personalmente ho riscontrato un crossover allucinato tra: The Brian Jonestown Massacre, la delicatezza di Trish Keenan e la concretezza dadaista dei My Bloody Valentine.

alGot – OUCH

Sono un quintetto di Roma, sono pazzi e sono bravissimi.

Il samba con una intramuscolo massiccia di math rock e follie dai tempi dispari, se poi ci piazziamo le micro tonalità? Ecco, possiamo definirli pazzi e geniali.

Hanno appena pubblicato il loro primo album.

Marta Del Grandi – Selva

Un timbro vocale caldo e rassicurante, delicato e fiabesco, sono queste le caratteristiche di questa artista che ha da poco pubblicato “Selva”.

Il coniugare parti elettroniche con la la sua timbrica, in alcuni brani risulta davvero efficace, soluzione che rende questo, un album di gran classe.

Paolo Di Cioccio – Kraut Activity

Ne abbiamo ampiamente parlato in questo articolo.

Leatherette – Small Talk

Progetto bolognese impegnato sul fronte no wave – indie jazz.

Il quintetto ha uno stile molto ben definito, e il mood musicale rappresenta un vero e proprio segno distintivo fatto di semplicità senza essere mai banale; non a caso emergono figure quali Lydia Lunch piuttosto che Liars o paradossalmente, Glenn Branca.

Vipera

Al momento ha pubblicato un paio di singoli e un E.P.

La nuova musica italiana è anche molto giovane, e Caterina Dufì è una interessante scoperta.

Questa artista salentina/ bolognese mi ha particolarmente colpito per il modo in cui usa la voce, difatti il tratteggio sghembo e ricco di “fuori armonia” la proiettano nella top dei miei preferiti, (e qui ritornano le micro tonalità e…forse le Xenharmonic???)

Non esagero se affermo che potrebbe essere la futura degna erede di Marinella Ollino, in arte Lalli.

Il suo primo album uscirà il 1 dicembre e si chiamerà “Acerbo e divorato“.

Sarei molto curioso di vederla dal vivo, ma soprattutto aspetto l’uscita del suo disco.

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