Contents
- 1 10 dischi del 1984 imperdibili
- 1.1 Hüsker Dü – Zen Arcade
- 1.2 The Smiths – The Smiths
- 1.3 Univers Zéro – Uzed
- 1.4 David Sylvian – Brilliant Trees
- 1.5 Cocteau Twins – Treasure
- 1.6 Depeche Mode – Some Great Reward
- 1.7 Metallica – Ride the Lightning
- 1.8 Talk Talk – It’s My Life
- 1.9 Joe Jackson – Body and soul
- 1.10 This Mortal Coil – It’ll End in Tears
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10 dischi del 1984 imperdibili
E’ impossibile non immaginare il 1984 senza questi 10, fondamentali dischi.
Così come è altrettanto impossibile non citare capolavori quali: “Diamond Life” di Sade, “Born in The U.S.A.” di Bruce Springsteen, “Stop Making Sense” dei Talking Heads, “The Top” dei The Cure, ma di titoli ce ne sarebbero davvero tanti; in questo breve articolo riassuntivo, abbiamo voluto ricordare qui dischi che hanno segnato una svolta, non solo delle band, ma anche in quanto a scelte stilistiche talvolta determinanti e seminali.
Questi 10 dischi del 1984, rappresentano probabilmente il riassunto di quel formidabile anno.
Hüsker Dü – Zen Arcade
Primo dei 10 dischi del 1984 è questo.
L’album è stato registrato in soli tre giorni e con un budget di 1.500 dollari, e la copertina venne realizzata dal bassista della band, Greg Norton.
Zen Arcade, il capolavoro del 1984 degli Hüsker Dü, è un’opera rock ambiziosa e rivoluzionaria che ha ridefinito i confini del punk rock. Con la sua struttura narrativa, la varietà musicale e l’intensa emotività, l’album si erge come una pietra miliare nella storia del genere.
Le 23 tracce di Zen Arcade raccontano “la storia di un giovane” che fugge dalla sua piccola città natale per cercare una vita migliore nella metropoli. Attraverso le sue esperienze, l’album esplora temi di alienazione, solitudine, disillusione rabbia e speranza.
Zen Arcade ha avuto un impatto enorme sulla scena musicale underground, ispirando generazioni di band punk e alternative. L’album è stato elogiato da critici e fan per la sua originalità, la sua complessità e la sua forza emotiva.
Zen Arcade non è solo un album punk rock, è un’opera d’arte senza tempo che continua ad emozionare e ispirare ascoltatori di tutto il mondo. Un’esperienza musicale unica e imperdibile, come “Reoccurring Dreams“ brano della durata di 13 minuti che chiude questa opera straordinaria.
The Smiths – The Smiths
L’omonimo album di debutto degli Smiths, pubblicato nel 1984, è un’opera che ha segnato indelebilmente la storia del rock britannico. Un disco capace di catturare l’essenza di un’epoca, con la sua miscela di malinconia, sarcasmo, e melodie indimenticabili.
La voce espressiva di Morrissey, capace di veicolare emozioni profonde con una vena ironica, si intreccia magistralmente con le chitarre arpeggiate di Johnny Marr, creando un’atmosfera unica e suggestiva. La sezione ritmica, composta da Andy Rourke al basso e Mike Joyce alla batteria, fornisce una solida base su cui si sviluppano le tracce, impreziosendole con groove raffinati e cambi di tempo inaspettati.
Univers Zéro – Uzed
Uzed, il quarto album del gruppo belga di rock in opposition (RIO) Univers Zéro, rappresenta una pietra miliare nella loro discografia e un punto di riferimento per l’intero genere. Pubblicato nel 1984, dopo un intenso tour, questo disco segna un’importante svolta stilistica per la band.
Uzed è un album che ha resistito alla prova del tempo, conservando intatta la sua freschezza e originalità. Ancora oggi, a distanza di quasi quarant’anni dalla sua pubblicazione, questo disco rappresenta un punto di riferimento per gli amanti del rock progressivo e sperimentale.
David Sylvian – Brilliant Trees
Tra i 10 dischi del 1984 troviamo anche quello di David Sylvian, fresco di scioglimento dei Japan, pubblica il suo secondo album solista, Brilliant Trees, un’opera che lo consacra come uno degli artisti più innovativi e visionari del panorama musicale.
L’album si apre con la vivace “Pulling Punches”, brano che ammicca al passato con il suo ritmo pulsante, per poi tuffarsi in un’esplorazione di atmosfere più introspettive e rarefatte. “Nostalgia” e “The Ink in the Well” sono ballate delicate, impreziosite dalla voce eterea di Sylvian e da arrangiamenti raffinati che mescolano jazz, ambient ed elementi di musica etnica.
Cocteau Twins – Treasure
“Treasure“, il terzo album dei Cocteau Twins, che esce nel 1984, rappresenta un punto di svolta nella loro carriera e un capolavoro del dream pop. L’ascolto di questo disco è un’esperienza quasi onirica, un viaggio in un mondo etereo e sognante, dove la voce angelica di Elizabeth Fraser si intreccia con chitarre arpeggiate, basso pulsante e atmosfere evocative.
La voce di Fraser è la vera protagonista di “Treasure”. La sua vocalità cristallina e angelica si libra sulle melodie, creando un’atmosfera magica e irreale. Le sue parole, spesso indecifrabili, assumono un valore quasi astratto, diventando pura espressione di emozioni e sensazioni.
Depeche Mode – Some Great Reward
Some Great Reward, pubblicato nel 1984, è probabilmente il disco della svolta compositiva nella discografia dei Depeche Mode. L’album segna un’evoluzione stilistica del gruppo, con un suono più cupo e introspettivo rispetto ai precedenti lavori. Le atmosfere si fanno più dense, grazie all’uso sapiente di sintetizzatori e campionamenti, mentre i testi di Martin Gore esplorano tematiche come l’alienazione, la religione e il sesso.
L’album si apre con la potente “Something To Do”, brano pulsante che denuncia l’alienazione del lavoro in fabbrica. La title track, “Lie To Me”, è una ballata malinconica che parla di bugie e inganni in una relazione. “People Are People”, uno dei maggiori successi del gruppo, è un inno all’uguaglianza e alla tolleranza. “Master and Servant”, con il suo ritmo marziale e il testo provocatorio, esplora il tema del sadomasochismo.
Metallica – Ride the Lightning
Tra i 10 dischi del 1984 è impossibile non citare Ride the Lightning che è stato album leggendario, un capolavoro che ha segnato la storia del metal.
1984: un anno cruciale per la musica rock, in particolare per il neonato thrash metal. I Metallica, freschi del successo del loro debutto “Kill ‘Em All”, pubblicano il loro secondo album, Ride the Lightning, un’opera che consolida il loro status di pionieri del genere e li catapulta nell’Olimpo del metal.
Rispetto al primo album, Ride the Lightning mostra una crescita esponenziale della band. La musica si fa più complessa e articolata, con riff intricati, assoli incendiari e una sezione ritmica inarrestabile. La voce di James Hetfield è più potente e versatile, passando da ruggiti gutturali a melodie più rotonde. I testi, pur mantenendo la rabbia e l’aggressività del thrash, si arricchiscono di tematiche più profonde e introspettive, spaziando dalla critica sociale alla mitologia.
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Talk Talk – It’s My Life
Se il loro debutto omonimo era ancora legato al synthpop del periodo, It’s My Life mostra una band in piena evoluzione, che inizia a esplorare sonorità più complesse e introspettive.
L’album si apre con la title track, brano iconico che ha dato fama al gruppo. La canzone, pur mantenendo una struttura pop, si avvale di arrangiamenti raffinati e di una vena malinconica che contraddistingue l’intero album.
La voce di Mark Hollis, sempre espressiva e vibrante, è uno dei punti di forza dell’album. La sua interpretazione intensa e sofferta rende ancora più evocative le atmosfere create dalle musiche.
It’s My Life non è un album facile, ma è un disco coraggioso e ambizioso che rappresenta una tappa fondamentale nella crescita artistica dei Talk Talk. Un lavoro che ha influenzato generazioni di musicisti e che continua ad affascinare per la sua bellezza enigmatica e la sua profondità emotiva.
Joe Jackson – Body and soul
Body and Soul, pubblicato nel 1984, è il quarto album in studio di Joe Jackson e rappresenta un punto di svolta nella sua carriera. Abbandonando le sonorità new wave dei suoi primi lavori, Jackson si cimenta in un sound più raffinato e complesso, influenzato dal jazz e dalla musica classica.
Body and Soul è un album ricco di spunti e di idee. Si passa dalle atmosfere malinconiche di “Not Here, Not Now” al ritmo incalzante di “The Verdict”, fino alla delicatezza di “Be My Number Two”.
This Mortal Coil – It’ll End in Tears
Ultimo dei 10 dischi del 1984 è “It’ll End in Tears” del il collettivo britannico This Mortal Coil“. Un’opera che ha subito conquistato la critica e il pubblico, diventando un punto di riferimento per il genere dream pop e darkwave.
It’ll End in Tears” è un album che ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica. Un’opera che mescola sapientemente dream pop, darkwave e folk, creando un’atmosfera onirica e malinconica che cattura l’ascoltatore sin dalle prime note.
La voce eterea di Elizabeth Fraser, accompagnata da strumentazioni delicate e suggestive, crea un’alchimia perfetta che rende ogni brano un viaggio emozionante. Le cover, scelte con cura e reinterpretate con grande originalità, si fondono perfettamente con i brani originali, dando vita a un disco coeso e armonioso.
10 dischi del 1984 – This Mortal Coil.
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