I Calibro 35 sfornano a distanza di poche settimane due volumi dedicati ad Ennio Morricone dove recuperano 21 temi del repertorio del compositore romano in un’operazione discografica che comunque lascia alcune perplessità.
Calibro 35 suonano Ennio Morricone
Esecutivamente impeccabili queste cover, sostanzialmente, nulla aggiungono, malgrado la presenza di illustri ospiti (da Matt Bellamy a Joan As Police Woman), alle meravigliose registrazioni originali e giungono con più di un ventennio di ritardo sulla miriade di remix e di album dedicati al maestro da parte di artisti di tutto il mondo, realizzati in tempi non sospetti, anzi, mentre in Italia il lavoro di Morricone era ancora, spesso e volentieri, visto come un sottoprodotto del vituperato cinema di genere.
Dopo un lavoro dirompente, in qualche modo seminale, come “The Big Gundown” realizzato da John Zorn e vari ospiti nel 1986, dove il sassofonista aveva messo a fuoco una visione creativa nella rilettura del materiale morriconiano dimostrando come il lavoro del compositore romano potesse essere un trampolino di lancio verso nuove dimensioni sonore, nel corso degli anni ’90, nel mondo anglosassone, il perimetro dei mitici “italian soundtracks” è stato oggetto di numerosissime riletture e re-intepretazioni (come ad esempio “For A Few Guitars More” del 2003 su Mascom Records o i “Morricone Remixes” su Compost Records sempre del 2003 e molti altri successivi).
In Italia solo con molta fatica Morricone è stato in grado, da inizio millennio, ad aprirsi un varco nel muro di indifferenza dietro al quale il suo lavoro è stato spesso collocato, considerato come un’emanazione secondaria di un cinema, come quello di genere, spesso ritenuto minore. E mentre nel mercato anglosassone e giapponese proliferavano omaggi e ristampe, remix e raccolte, reinterpretazioni e riletture di ogni tipo per molto tempo la musica da film italiana è stata, proprio in patria, poco valutata.
Ma, malgrado delle interpretazioni tecnicamente impeccabili, il lavoro dei Calibro 35 si cortocircuita sull’impossibilità di aggiungere nulla a originali inarrivabili, specie partendo da un’interpretazione stilistica che utilizza il medesimo linguaggio. Il punto è proprio questo, specie in un’operazione monumentale come questa che ambisce a reinterpretare un numero così elevato di brani: la band originaria di Morricone, composta da fuori classe come Enzo Restuccia o Bruno Battisti D’Amario o, meglio ancora, da “il Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza”, ha creato il sound della colonna sonora italiana ed è necessario un progetto sonoro solido e lucido per rinnovarne il repertorio e non una cornice sonora derivativa.
I Calibro 35 incentrano la propria identità sonora sul suono cinematico degli anni ’70 italiani, come si pretende di reinterpretare l’originale con uno stile che lo imita?
Questo limite emerge tutto in questa operazione discografica fatta, inoltre, dopo la scomparsa e la definitiva consacrazione del grande compositore romano usando un perimetro lessicale che non riesce a rileggere né fedelmente né in modo aggiornato un repertorio ormai entrato nella cultura collettiva.
Ma l’operazione dei Calibro 35, malgrado tutto, ha il merito di scavare nel repertorio di Morricone oltre la superficie dei soliti 20-30 brani “famosi” entrati nell’immaginario “pop” e indaga su temi che hanno caratterizzato film “minori” o “misconosciuti” del maestro come “Cosa avete fatto a Solange?”, dal film del 1972 di Massimo Dallamano piuttosto che “La Tarantola dal Ventre Nero” del 1971 di Paolo Cavara, brani musicalmente di qualità altissima ma pressochè sconosciuti fuori dalla cerchia degli appassionati.
Il lavoro di Morricone è, infatti, sterminato e solo un numero limitato di temi legati al cinema di Leone e di qualche pellicola d’autore ha avuto diffusione fra il grande pubblico, brani spesso espressione del suo grande talento melodico e orchestrale.
Ma il compositore romano, specialmente fra gli anni ’60 e ’70, ha sfruttato la scarsa considerazione a cui il cinema di genere era relegato per sfruttarlo per ardite sperimentazioni in cui rock, avanguardia, pop, musica folk, psichedelia, classicismo europeo, musica latina, jazz, musica concreta, rumorismo si fondevano in modo talmente innovativo da rappresentare una delle palestre più importanti della sperimentazione europea di quel ventennio, ponendo Morricone e la sua cerchia fra i musicisti più innovativi della seconda metà del novecento.
Questa fucina di idee e di spunti nella coverizzazione dei Calibro 35 si perde in un “manierismo”, dato anche dall’altissima qualità degli interpreti originali, ma che si impantana sulla clonazione di timbri e ritmi, di suoni e temi che, nella maggior parte dei casi, sono proposti in maniera identica all’originale.
E’ paradossale ma il titolo coglie nel segno ma ribaltato nel soggetto, è ancora una volta il Maestro a mettere in scacco gli altri.
5/10
Alex “Amptek” Marenga
Scacco al Maestro vol.1
1. Arena feat. Matt Bellamy
2. La classe operaia va in paradiso
3. Svegliati e Uccidi
4. Il Buono, Il Brutto e Il Cattivo
5. Cosa avete fatto a Solange?
6. C’era una volta il west feat. Diodato
7. Un tranquillo posto di campagna
8. Una stanza vuota
9. Trafelato
10. L’Uomo dell’Armonica
Scacco al Maestro vol.2
1. The Ballad Of Sacco And Vanzetti feat. Joan As Police Woman
2. Passaggi nel Tempo
3. Per un pugno di dollari feat. Roy Paci
4. La Tarantola dal Ventre Nero feat. Alessandro Cortini
5. Allegretto per signora
6. Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto
7. Ancora qui feat. Elisa
8. La Lucertola
9. Milano odia: la polizia non può sparare
10. Il gatto a nove code
11. Per qualche dollaro in più feat. Roy Paci
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