di Alex “Amptek” Marenga
La Source Audio si affaccia sul palcoscenico dei pedali synth per chitarra e basso con il C4 in contemporanea con BOSS che sforna il suo SY-1 e la Subdecay con il suo M3.
Questi ultimi due sono stati presi in esame soltanto dalle demo presenti in rete mentre il C4 lo abbiamo testato direttamente.
Il mercato di questi effetti per chitarristi e bassisti che tentano di impiegare alcuni timbri tipici delle tastiere sta divenendo sempre più affollato e negli ultimi anni si moltiplicano i progetti che bypassano il famoso pick up esafonico che costringeva i chitarristi ad aggiungere un elemento estraneo sul corpo della chitarra.
I pedali synth per chitarristi: lo scenario odierno
Ci troviamo in una fase in cui l’elettronica sta divenendo un elemento sempre più presente in vari generi di musica scavalcando il perimetro dei dj e dei musicisti prettamente elettronici.
Anche chi suona strumenti “tradizionali” ha la necessità di confrontarsi con le sonorità “sintetiche” e le case costruttrici moltiplicano i prodotti e le tecnologie che tentano di captare questa esigenza.
Oltre Boss (SY-1), Keleey (Synth 1), Meris (Enzo), Electroharmonix (Mono Synth) questi ultimi mesi vedono varie aziende confrontarsi con questo segmento.
La Subdecay tenta di ispirarsi a un classico, il vecchio KORG MS20, un sintetizzatore analogico semi-modulare della fine degli anni ‘70, oggi riproposto dalla KORG in formato MINI, che offriva un circuito pitch2cv (pitch to control voltage) che permetteva di pilotare il synth monofonico da una chitarra anziché da una tastiera.
L’M3 della Subdecay pur presentando una serie di timbriche estratte da quella tecnologia risente del problema che ha sempre afflitto i pedali synth per chitarristi, ovvero la scarsità di spazio per i potenziometri di controllo dei parametri che invece nel synth della Korg sono numerosi e sono uno dei suoi punti di forza. Questo problema, comune un po’ a tutti i produttori, si coniuga alla scarsa familiarità dei chitarristi verso i comandi di un sintetizzatore medio analogico.
Questo paradigma , inoltre, obbliga i produttori a porre sui device un numero limitato di manopole e switch ed è accompagnato da una semplificazione delle funzioni disponibili quasi sempre molto limitante nella ricerca di suoni personalizzati.
Il problema viene risolto in due modi, da un lato proponendo una rosa prestabilita di sonorità, definite dal costruttore in base ai suoni reputati come più richiesti (tipica di Boss ed Electroharmonix), e in casi meno frequenti, con l’impiego di software esterni (come nel caso di Meris, anche se grazie allo sviluppo indipendente, o Source Audio) che aiutano a superare macchinosità e limiti hardware.
Difatto l’orientamento, per dirla in modo semplice, è duplice: o proporre un numero limitato di suoni o demandare, per i più volenterosi, a software esterni la possibilità di crearne di nuovi o modificare quelli presenti.
Il Source Audio C4
Source Audio C4 Synth si orienta in questa seconda direzione progettando una macchina che sulla carta viene addirittura presentata come un synth “modulare” ma che in realtà ha semplicemente una matrice che permette al musicista, tramite un editor gratuito (il “Neuro” desktop o mobile editor), di fruire di una flessibilità di programmazione timbrica presente su moltissimi sintetizzatori a tastiera.
Il punto di forza è, inoltre, nella possibilità di considerare il suono pulito o effettato dello strumento come oscillatore al posto delle forme d’onda sintetiche e di inviarlo alla catena dei filtri ed effetti a valle.
Dal pedale si possono richiamare, con combinazioni di tastini, sei di questi suoni programmati ma in realtà con il MIDI esterno se ne potrebbe richiamare una nutrita library.
L’editor “Neuro”, che è quello di tutti i pedali Source Audio, permette di attingere ad una nutrita libreria di suoni progettati dagli altri utenti messi in comune tramite uno storage condiviso che consentono al chitarrista di disporre di una tavolozza sonora vasta e dinamica, arricchita continuamente dalla ricerca collettiva.
Pur essendo monofonico l’architettura del C4 offre ben 4 oscillatori, due filtri multifunzionali, due effetti, 2 LFO, 2 generatori di inviluppo e due sequencer: una serie di funzionalità molto articolate rispetto alle dimensioni del device che lo rende fra i più interessanti sulla piazza.
La risposta del tracking nella conversione del segnale audio è soddisfacente ed è negli standard attuali e per dimensioni, ingombro, prezzo e prestazioni il C4 si propone fra i synth a pedale più potenti in circolazione a patto di entrare nella logica d’uso dell’editor.
Non siamo difronte a un pedale auto-consistente che offre una limitata varietà timbrica delimitata dalla combinazione dei tasti sul frontalino, l’uso del software è fondamentale.
In questa ottica il C4 ottempera anche l’esigenza di chi vuole un pedale semplice con suoni programmati senza particolari esigenze timbriche, per utilizzare preset messi a disposizione da terzi attingendo semplicemente ai suoni della library che si salvano sul pedale con pochi e semplici click.
Un oggetto da tenere d’occhio per chi vuole ampliare la propria tavolozza timbrica e magari personalizzare anche i propri suoni elettronici.
https://www.sourceaudio.net/what-are-they-building-in-there.html