La bisca adesso si chiama sala slot

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La bisca adesso si chiama sala slot

Adesso si chiama Sala Slot. Sono bellissime, piene di luci colorate, parquet o moquette in terra, banconi bar spaziali tutti HI-Tek, belle ragazze pronte a servirti drink, sale fumatori, una luce calda e accattivante che non disturba, ma soprattutto una moltitudine di slot machine da far invidia ai migliori casinò di Las Vegas.

La bisca v/s sala slot.

 

Da ragazzino abitavo in una borgata romana (oggi è diventata quasi centro) e questi luoghi si chiamavano bische.

Nelle bische c’erano i tavoli da biliardo, i flipper che facevano un rumore infernale, poi c’erano i biliardini, ve li ricordate i biliardini? partite estenuanti ed infinite, si giocava per ore e ore, molti ci scommettevano i soldi, poi c’era la sala col tavolo da ping pong, un bagno che era una vera e propria latrina con la lampadina di quelle attaccate al filo della corrente, la catena dello sciacquone fatta con la corda, poi c’era il bancone del bar fatto con assi di legno messe su alla meglio e coperto con la stoffa rossa.

Il barista era quasi sempre il padrone della bisca, poi c’erano le slot machine, di solito erano due o tre, a Roma le slot machine le chiamavano “i bocconi” per due motivi, uno perché sembravano delle grandi bocche, due perché erano delle mangiasoldi, però ai bocconi non giocava mai nessuno perché tutti sapevano che li non si vinceva mai.

Poi c’era la famosa porta chiusa dove si giocava a carte, mica a poker, no, si giocava a zecchinetta, di solito ci trovavi quelli che avevano fatto scippi e rapine, perché all’epoca chi si sedeva a quel tavolo aveva i soldi, tanti e contanti, perché senza i soldi messi in bella vista li sul tavolo, a carte non ci giocavi.

Io ero un pischello, e i pischelli non potevano giocare a carte, però guardavo, guardavo e imparavo, imparavo soprattutto a stare zitto e ad essere invisibile in certi momenti.

La domenica era un giorno importante perché alla bisca c’erano tutti, e tutti erano vestiti “da domenica”, capelli cotonati e stiratissimi, pantaloni bassi viola a campana perfettamente stirati, camicia aperta, giacca strettissima e scarpa col tacco.

Di domenica giocare a qualunque cosa era un impresa titanica, perché la domenica era tutto pieno fino all’inverosimile, tavoli da biliardo pieni, flipper con la fila, biliardini irraggiungibili perché la gente si metteva tutta intorno a guardare e a scommettere su chi vinceva, il ping pong era perennemente occupato.

Quando entravi nella bisca il fumo lo tagliavi col coltello, ogni tanto partiva qualche rissa, ma la polizia non veniva mai perché nessuno la chiamava.

La bisca era però anche un luogo di aggregazione, leggermente malsano, ma tutto sommato ci i stava bene, nella bisca le donne non entravano, all’epoca non esistevano “gli aperitivi” non si andava al bar, non esistevano ancora “i muretti” e non esistevano neanche le “comitive” che sarebbero nate di li a poco.

Alla bisca però si chiacchierava, si urlava, si bestemmiava, si rideva e si scherzava, alla bisca ci andavi perché sicuramente ci trovavi gli amici con i quali poi andavi al cinema la domenica pomeriggio, oppure andavi a qualche festa a ballare.

Ecco questa era la bisca.

Le bische non esistono più da anni, oggi le bische si chiamano: Las Vegas, Hollywood, Dubai, ci vai e sei solo, una batteria di slot machine sole anche loro, poca gente che non si conosce, gente che non sa che fare della propria vita, o forse si, non si parla, non si urla, nelle sale slot ci si va per perdere e basta, perdi soldi, tanti, perdi le amicizie, perdi i figli e le famiglie, perdi il senso della vita, perdi la dignità, perdi il tempo, perdi tutto quello che puoi giocarti.

Non sono un giocatore, non mi piace giocare ad una cosa contro la quale non ho nessuna possibilità di vincere, non mi piace farmi truffare, però sono curioso, e l’altra sera ci sono entrato ed ho visto tutto questo, cioè la desolazione, le bische erano decisamente un altra cosa, erano umane.

Prince Faster.

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5 COMMENTI

  1. Caro Prince quanto c’hai ragione!!! io sto dall’altra parte delle macchinette (lavoro per un azienda nel settore)…. di soldi ne girano tantissimi, e non ci si ferma davanti a niente!!!

  2. oggi come oggi è diventato tutto nà tristezza…
    fa tutto più schifo de 20 anni fa.

    …mi consola il fatto che nei ’70, probabilmente, la gente diceva che vent’anni prima stavano meglio…

    bah..

    il gioco, se non è aggregazione, a che serve ? solo a illudere gli stolti ?! mi sa proprio di si.

    ..meglio che non penso all’ultima volta che sono entrato in una bisca.. sicuramente andavo ancora a scuola (…bei tempi…daje..).
    la bisca dove andavo più spesso attualmente ha chiuso, come tutte le altre 3 o 4 di Frascati.. solo una, mi risulta, che ancora sia in funzione : Dar Cipolla (…) ma , onestamente, non ho il cuore di rientrarci.. già immagino file di gente spenta attaccata ai videopoker.

    che tristezz….

    🙂

    evviva l’Amarcord !

    bella prì
    er M

  3. Già…
    Ma forse stiamo solo invecchiando e i nostri ricordi hanno quell’atmosfera romantica che hanno tutte le cose appartenenti alla giovinezza di ognuno di noi e che probabilmente, in realtà, non hanno mai avuto.
    Ma è bello che sia così.
    I ricordi ci stanno apposta.

  4. forse ha ragione Luca, ma io dentro una sala slot ci sono entrato, cosi come ho vissuto nelle bische, e a dirla tutta non mi sembra proprio che sia una questione di nostalgia non sono mai stato un nostalgico anche se amo quel periodo della mia vita, ma altresì vivo il tempo che vivo in questo momento e beh…le sale slot sono la morte dell’essere umano.

  5. Io in bisca ci andavo a giocare a biliardo e c’erano i tizi che giocavano e scommettevano a boccetta e a briscola coi segni, esattamente come dici tu.
    Il Matrix-squallore del digitale e dell’automatico sta ingoiando tutto, con i siti web oggi manco fai la fatica di vestirti e uscire di casa per rovinarti!

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