I Redemption pubblicano Long Night’s Journey Into Day la recensione

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Redemption – Long Night’s Journey Into Day

Nel periodo più caldo dell’estate del 2018 esce il settimo sigillo della prog Band capitanata da Nick Van Dyk.

Long Day’s Journey Into Night, questo è il titolo del lavoro, che prende ispirazione da un’opera teatrale del drammaturgo statunitense Eugene O’Neill , nella quale vengono affrontate tematiche quali dipendenza, disperazione, senso di colpa e nostalgia.

Saranno questi i temi affrontati nel corso delle dieci songs che costituiscono l’album.

La novità che colpisce di più è senz’altro la dipartita di Ray Alder alla voce, a cui subentra Tom Englundgià singer degli Evergrey dal 1995 a cui tocca l’arduo compito di sostituire il roco vocione del singer di San Antonio.

Un brevissimo intro lascia spazio ai riff taglienti di Van Dyk e Versailles che riversano una pioggia di note nei padiglioni auricolari di noi “poveri ascoltatori”, come a chiarire da subito cosa ci debba aspettare nei prossimi 75 minuti.

La costruzione ritmica dei brani che si susseguono, ricalca appieno le ultime produzioni della band e, a mio parere , recupera dal passato una buona dose di freschezza compositiva.

Le armonie, velate di chiaroscuri sono ricche di break e parentesi soliste, le chitarre imperversano alternando fraseggi in tipico prog-style a soliste di altissima qualità.

Ogni tema sonoro viene sviluppato, evoluto ed arricchito dai singoli strumenti, dove gli attori hanno il merito di valorizzarne il risultato attraverso le proprie capacità tecnico-compositive.

Brani come Someone Else’s Problem e “Indulge Of Color” racchiudono in pieno il Redemption-style, ricco di intrecci melodici tra chitarre e tastiera, assoli al fulmicotone e drumming potente e deciso, dove Quirarte dissemina terzine di doppia cassa come se fossero bruscolini.

La vena melodica ed estremamente introspettiva dei Redemption trova in Englund un ottimo interprete, capace di arricchire di enfasi e teatralità le songs, e riuscendo nel difficile compito di non far rimpiangere la caratteristica voce di Alder.

Come sorprese finali dell’album troviamo la cover di “New Years Day” degli U2, che per quanto ben riuscita, non sembra aggiungere molto di più al valore di questo album, e per concludere in bellezza, la classica e “doverosa” suite, che il buon Van Dyk & C. sembrano volerci regalare ad ogni lavoro.

Una title track di dieci minuti e mezzo in cui si concentra l’essenza dell’album e le peculiarità compositive del combo statunitense, che sembra trovare in questa tipologia di brani la sua dimensione ideale.

Dopo ripetuti ascolti ho maturato l’idea che Long Day’s Journey Into Night segni l’inizio di un nuovo ciclo nella discografia dei Redemption, non solo per il cambio lin-up, bensì per la riscoperta compositiva di  schemi sonori legati al passato e raramente utilizzati negli ultimi lavori.

Nelle dieci tracce ritrovo la solidità ritmica e la freschezza armonica dei primi album (soprattutto “Fullness Of Time” e “The Origins Of Ruin”), oltre ad una produzione decisamente più “pulita” dal punto di vista della scelta dei suoni. Lavoro vivamente consigliato agli amanti del genere.

Stefano Di Ielsi

Luglio 2018 –  Metal Blade Records

 

Line up:

  • Nick van Dyk − guitars, keyboards
  • Bernie Versailles − guitars
  • Chris Quirarte − drums
  • Sean Andrews − bass guitar
  • Tom Englund− vocals
  • Vikram Shankar − keyboards

 Tracklist:

  1. Eyes You Dare Not Meet in Dreams
  2. Someone Else’s Problem
  3. The Echo Chamber
  4. Impermanent
  5. Indulge in Color
  6. Little Men
  7. And Yet
  8. The Last of Me
  9. New Year’s Day
  10. Long Night’s Journey into Day