Aiuto mi sono perso la musica – Diario di un disadattato

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vertigo

Questo articolo parte da un disco, un disco uscito nel 2015 e che non conoscevo: l’omonimo album degli Algiers.

Zappa diceva: “scrivere di musica è come ballare di architettura” ma una cosa è certa: fortunatamente chi scrive di musica non potrà mai essere obiettivo.

Che cos’è la passione?! Intendo quella che ti arde dentro, quella che fa andare avanti anche quando trovi mille ostacoli, mille difficoltà, quella per cui faresti follie, quella che si perde negli angoli più remoti e segreti della mente!?

I più grandi filosofi, le più ardite menti o i poeti, i pensatori o alte figure illuminate, per secoli hanno versato fiumi di inchiostro nel mero tentativo di spiegare una delle cose più inspiegabili della mente, così come per l’amore; l’amore, sì beh, chi è che riesce a spiegarlo?! Nessuno, arriva come un treno in corsa, ti travolge e tu sei lì inerme e non puoi far altro che accoglierlo.

In questo caso la passione di cui parlo è la musica ovviamente, per cui se state leggendo questo articolo o se navigate questo sito, la musica vi piace o perlomeno vi incuriosisce. Tutto parte da lì e tutto questo articolo parte e arriva nello stesso istante nello stesso punto: musica.

Quando ami una cosa, quando hai una passione ti ci tuffi a petto d’angelo, lo facciamo tutti, chi più chi meno.

Ascolto musica per molte ore al giorno, non me lo ha ordinato nessuno, lo faccio perchè sono curioso, perchè mi piace ascoltare la musica, tutta, tutta quella che mi piace; ma come faccio a sapere se una musica mi piace se prima non la ascolto!?? Impossibile, così come mangiare un cibo mai mangiato, non possiamo sapere se ci piace, ooopsss scusate le banalità perché la musica non è mai banale, può non piacere, ma mai banale, ognuno ha la sua, magari se la tiene stretta e ascolta solo quella senza pensare che ce ne possa essere altra, magari peggiore o migliore, certo, ma se non la ascolta non potrà mai saperlo, perché se non scatta quella “fregola” che si chiama curiosità che è sorella della passione, si resta lì arroccati sulle proprie convinzioni musicali; ecco, curiosità e passione insieme sono tremende, non c’è dubbio.

Ogni anno stilo la mia bella classifica dei dischi che più mi sono piaciuti, poi dopo qualche giorno giro per il web e cerco le innumerevoli classifiche che tutti i siti grandi e piccoli stilano ogni anno, e ogni anno resto di sasso e mi dico, cavolo quel disco non lo conosco, ma senti che bello, cavolo è strepitoso; e io che pensavo di aver ascoltato tutto!! che arrogante che sono!! anzi sciocco e idiota, perchè la musica non finisce mai, impossibile ascoltarla tutta!

Premetto che le classifiche che non sono legate ai freddi numeri di vendita, sono come dei figli, ognuno è bello a… quindi non esiste la classifica perfetta per un semplice fatto: noi esseri umani siamo tutti diversi e il nostro cervello percepisce e apprezza suoni e vibrazioni che altri non apprezzano e viceversa, perché la musica non è altro che note, e le note non sono altro che un fenomeno fisico, cioè vibrazioni  dell’aria ” musica è un insieme ordinato di suoni. I criteri con cui si stabilisce tale “ordine” sono di natura puramente soggettiva: ogni singola regola sulla quale si basa la teoria del suono, è stata definita solo dopo esser stata “inconsapevolmente” utilizzata per molto tempo dai musicisti del passato e ogni vibrazione ha ampiezza, forma e frequenze diverse”.

Insomma per farla breve, nel mio girovagare tra mille classifiche mi imbatto nella playlist di Wired Italia stilata dall’ottimo Nicholas David Altea, alcune cose le conoscevo, altre no. Quindi essendo io molto curioso mi siedo e ascolto i dischi a me sconosciuti; alcuni interessanti, altri meno e così via.

Un disco mi colpisce profondamente, un disco che io avrei messo al primo posto di ogni classifica mondiale planetaria, lui invece lo ha messo “soltanto” alla quattordicesima posizione: Algiers.

E’ un disco splendido e difficilmente spiegabile, perlomeno per me; sì, lo saprei magari raccontare confusamente inanellando simbolismi e tutta una serie di rimandi, metafore, postulati, racconti, dissertando sul profondo suono che richiama le radici del Gospel e del Blues, ma no, in effetti per me non è semplice descrivere sensazioni così ardite e rare, questo è il bello della musica, ognuno la riceve e in un certo senso la subisce, incolpevole di essere vittima involontaria di quella musica; non è fantastico!? Secondo Nicholas David Altea quel disco è “solo” il quattordicesimo, per me sarebbe il primo; visioni e percezioni profondamente diverse di vibrazioni dell’aria che colpiscono il nostro corpo, il nostro cervello, ma se quelle vibrazioni ci colpiscono, abbiamo tutti una cosa in comune: amiamo la musica.

Un sentito grazie a Nicholas David Altea per avermi fatto conoscere questo disco.

Qui trovate la mia personalissima classifica del 2015

Prince Faster