Jimi Hendrix, Valley Of Neptune

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Jimi Hendrix, Valley Of Neptune
Se c’è una cosa che mal sopporto sono coloro che della musica pretendono di sapere tutto, quasi sempre però ne sanno poco poco..
[youtube width=”400″ height=”300″]http://www.youtube.com/watch?v=wL1o_pdz5uI[/youtube]
Dico questo perchè durante l’attesa dell’arrivo del disco di Jimi Hendrix ho letto praticamente tutti i commenti e tutte le recensioni esistenti sul web, molte delle quali addirittura prima dell’uscita dell’album stesso!!!!, tutte ma proprio tutte dicevano un po le stesse cose, ma c’era una cosa che le accomunava tutte quante da farne un bel mazzo, una frase:
“Il disco è molto bello, ma certo non aggiunge nulla a quello che già conoscevamo di Hendrix”
Ora, una frase del genere non è discutibile, non da scampo, non lascia nessuno spazio al dubbio, ed invece.
Mettendo sul giradischi il primo dei due dischi cosa sento? Stone Free, e chi l’aveva mai ascoltata prima d’ora?!?!? voglio dire, quanti hanno il 45 giri? Si perchè in realtà ufficialmente non è mai stata stampata sui tre + uno dischi ufficiali di Hendrix (a parte enne ripressature più o meno discutibili), io ce l’ho su Smash Hits (che è una raccolta), e ascoltando le due versioni devo dire che la differenza è netta, perchè tre anni per un artista della sua caratura sono un secolo per qualunque altro musicista, ritmica precisa, dettagliatissima, respiro negli assolo, batteria che contrappunta il basso con la cassa, le gran rullate, il sound che riesce a tirar fuori Mitchell con quei tocchi sulla campana del piatto sono magici, monumentale il lavoro del basso stesso, mai invadente, cori con addirittura Roger Chapman, e poi naturalmente lui e la sua chitarra, le mille sfumature che Eddie Kramer è riuscito a tirar fuori da questa incisione sono fantastiche, il tocco di Jimi inarrivabile, la sua semplicità nel pastellare gli accordi è gloriosa.
Mi sono fidato da subito di questo disco perchè sapevo che sarebbe stato “lavorato” da Eddie Kramer che è stato l’ingegnere del suono che ha accompagnato Hendrix per quasi tutta la sua carriera, quindi uno che conosce perfettamente quale suono avrebbe voluto Jimi Hendrix, certo non deve essere stato facile mettere mano a questo materiale, tenendo presente che Hendrix registrava su 7 tracce che poi riversava sull’ottava e poi registrava sulle sei e metteva tutto sulla sette e cosi via…
[youtube width=”350″ height=”300″]http://www.youtube.com/watch?v=wyBt2Xf51iI[/youtube]
Se proprio avete dei dubbi, ascoltate Red House che è contenuta nell’opera, resterete senza fiato, un blues che fa venire la pelle d’oca, commovente!
Tutti i brani di questo doppio vinile sono inediti, conosciuti ed ascoltati si, ma mai usciti in queste versioni, o meglio in realtà anche qui c’è da specificare che:
L’iperproduzione Hendrixiana è stata, nel corso degli anni via via saccheggiata da figuri che poco hanno avuto a che fare con la musica, insomma commercianti si chiamano, o forse sarebbe meglio dire speculatori, diamo il giusto nome alle cose, così, praticamente tutti i brani sono usciti  in una maniera o in un altra su compilation, hits, raccolte, bootlegs e via dicendo, con sottoproduzioni che non hanno mai tenuto conto, in primis dell’artista, quindi dell’utente, stampando brani senza nessun tipo di accortezza tecnica, piratandoli da altri vinili, da bootlegs e ristampati (pensate un pò!!!) eppure Hendrix era un perfezionista forse anche più di Zappa, e non stampava mai un brano che, secondo lui e Kramer, non fosse qualitativamente perfetto, ecco qui in questa opera tutto questo non c’è, in questa opera troverete solo l’essenza della musica di Hendrix, scarna, secca, brutale e dolce, senza inganni e senza trucchi,
Troverete e ascolterete tutti gli strumenti separati, puliti, dettagliati, profondità, scena sonora da brividi, la chitarra di Jimi che ti suona in faccia, li davanti a te, ascolterete ogni  tocco delle sue dita sulle corde, la sua voce, la band, ascolterete Hendrix come non avete mai ascoltato, a riprova di quanto scrivo, ascoltate il finale di “Ship passing throught the night”
Tutto questo per dirvi di non dar assolutamente retta a nessuna recensione (neanche a questa) prendete il disco e ascoltatevelo, se amate la musica di Hendrix scoprirete degli aspetti, delle sfaccettature dell’opera di Hendrix di cui non immaginavate neanche l’esistenza.
Un disco è un opera completa e complessa, che va dalla copertina alla musica, ai testi, agli arrangiamenti, alla registrazione, al missaggio, e quando viene violato anche solo uno di questi dogmi l’opera in se perde il suo valore originale, ed è come guardare il concerto nell’uovo di Bosh con il binocolo al contrario.
p.s. All’interno del disco troverete tutta la storia dei brani pezzo dopo pezzo, ho quindi creduto opportuno evitarvi date, luoghi, nomi, ecc… peraltro c’è un bellissimo book che però è scritto piccolissimo, non oso immaginare come possa essere scritto dentro il librettino del cd.
n.b. La title track, valley of neptune credo sia uno dei brani più brutti mai scritti da Hendrix.
“Ma Si possono citare dei brutti versi quando sono di un grande autore.”

5 COMMENTI

  1. Prince , grazie.
    Sei riuscito a convincermi nel prendere ‘sto disco.
    In effetti l’avevo subito classificato come l’ennesima orrenda ristampa di qualche bruttissimo bootleg o qualche improbabile remix “amatoriale” fatto tanto per continuare a guadagnare qualcosa sulla bara del povero James Marshall. Ora non mi ritengo un “feticista” del prodotto griffato “Hendrix” ma senz’altro un appassionato al quale il nostro ha fatto venire voglia di prendere una chitarra in mano 16 anni fa (e nonostante la stessa voglia di riporla per sempre quando lo sento suonare …)
    Saluti e grazie per il tuo bel sito.
    Gianluca

  2. Ho ascoltato il disco per la prima volta stamattina in macchina.
    Per una volta, come poche altre, sono entrato al lavoro col sorriso…

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